Fondamentalmente il sapore è quello di una grappa. Molto spirito con un retrogusto più o meno dolce in funzione della qualità, della lavorazione e del tipo di frutta.
Ogni tipo di frutta è buona per ottenerne del liquore ma i frutti più comuni ed amati dagli ungheresi sono prugna (szilva), albicocca (barack), ciliegia (meggy), pera (körte), ma se ne trovano di tantissime altre varietà: mela, amarena, fragola, frutti di bosco, pesca.
Le differenze nelle fasi pre e post-distillazione possono essere tantissime, e queste incidono anche sul prezzo finale. Insomma è un po' come la nostra grappa, in cui ci sono grosse differenze tra l'una e l'altra. Se ne trovano di dolci e di aspre, di morbide e di aggressive.
Anche il colore può assumere molte variazioni. Ce ne sono alcune varietà assolutamente incolori ed altre più o meno ambrate, in funzione del tipo di invecchiamento, ad esempio se viene fatta in botte o in acciaio e se viene inserita la frutta anche durante questa fase.
La lavorazione, quindi, assume un ruolo fondamentale sul gusto e l'aspetto finale del prodotto. E in base a questa, la pálinka può assumere nomi diversi.
Così abbiamo la Kisüsti (a doppia fermentazione), la Érlelt (invecchiata in botti di legno da 6 a 12 mesi), la Ó (stagionata da 12 a 24 mesi), la Ágyas (invecchiata almeno 3 mesi insieme alla frutta). Quest'ultima è riconoscibile anche perchè spesso nella ci sono proprio pezzi di frutta nella stessa bottiglia.
Infine una nota su una pálinka particolare: la "törköly pálinka".
Törköly significa vinaccia e quindi non è altro che una vera e propria grappa.
Non rientra tra le pálinka tradizionali, in quanto è stata creata per andare incontro ai gusti "latini".
E' comunque una grappa abbastanza morbida e meno aggressiva di quelle tradizionali italiane.
Particolarmente rinomata è quella prodotta con le vinacce di “tokaji aszú”, cioè con uva passita e botritizzata che serve a produrre il più famoso vino ungherese.
La pálinka viene servita a temperatura ambiente, ma personalmente in estate quelle dolci (al miele o le ágyas) mi piace berle in una forma veramente fuori logica "purista": ghiacciato.
Però mi raccomando di non dirlo agli ungheresi. Per loro potrebbe essere considerato un vero sacrilegio!
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